Palazzo Panciatichi o del Balì

Palazzo Panciatichi o del Bali, Pistoia, PT, Italia (0)

Descrizione

Il palazzo, dimora-fortezza dell' illustre famiglia dei Panciatichi, fu per diversi secoli al centro della scena politica di Pistoia. La posa della prima pietra risale probabilmente al 1320 circa, in seguito al ritorno in città di Vinciguerra Panciatichi, ricco banchiere ed esule ghibellino in Francia. L’edificio, la cui costruzione fu terminata da Giovanni, figlio di Vinciguerra, aveva l’aspetto di una imponente fortezza dotata di merli, con un ampio portico al pian terreno. L’elemento architettonico più singolare è costituito dalle finestre a crociera, largamente diffuse in Francia, ma in quel periodo completamente sconosciute in Italia. Tipologia che Vinciguerra Panciatichi, avendo vissuto per diverso tempo in Francia, doveva conoscere e apprezzare, tanto da volerle per la sua dimora.
Il palazzo ospitò dal novembre 1409 al febbraio 1410 il Pontefice Alessandro V, non essendovi in città altro edificio pubblico o privato, capace di offrire una decorosa sede al Papa e alla Curia pontificia. Mentre i cardinali e gli altri dignitari furono ospitati in altri palazzi cittadini. Durante la pestilenza, che colpì Firenze nel 1478, Lorenzo il Magnifico chiese ospitalità, per se e per la propria famiglia, a Pistoia. In quella occasione, Andrea Panciatichi mise il suo palazzo a completa disposizione dei Medici e del loro seguito, del quale faceva parte anche il Poliziano.
Verso la fine del XV sec. la città fu nuovamente sconvolta dai violenti scontri tra Panciatichi e Cancellieri, da sempre in lotta. I Panciatichi ne uscirono sconfitti e furono costretti a rifugiarsi alla Magia, mentre la loro dimora cittadina venne completamente saccheggiata e data alle fiamme.
Una volta rientrato in città, grazie alla protezione di Firenze, Andrea Panciatichi ricostruì le parti distrutte e trasformò l’antico palazzo fortificato in una splendida dimora rinascimentale. La merlatura delle facciate, fu sostituita da un’ elegante gronda in pietra e legname, mentre il cortile originario fu ingentilito da un ricco scalone e da una loggia. All’ esterno sul perimetro dell’ antico portico ora chiuso, furono costruiti dei sedili in pietra, soprannominate pancacce. La storiografia, seppur non ci siano prove, attribuisce la paternità di questi lavori a Ventura Vitoni, all’ epoca impegnato con la chiesa della Madonna dell’ Umiltà.
Nel 1579 il Granduca Francesco e Bianca Cappello furono ospiti di Niccolò Panciatichi, il quale ormai ridotto sul lastrico, vendette il palazzo ai Cellesi, che avevano ricevuto le insegne di Balì di Pistoia dell’ Ordine di Santo Stefano. Da questo titolo ebbe origine l’attuale denominazione del palazzo. Morto l’ultimo discendente diretto di Lanfredino Cellesi, nel 1829 la dimora passa alla famiglia Sozzifanti che ne mantenne la proprietà fino al 1947. Gravemente danneggiato durante il bombardamento del 24 ottobre 1943, il palazzo è stato negli anni sessanta, oggetto di un sapiente restauro condotto dall’ ingegnere Natale Rauty, che ha ricostruito fedelmente gran parte dell’ ala ovest, ripristinato le finestre a crociera del primo piano e restaurato quelle del secondo piano. Anche il cortile con il suo porticato, è stato ricostruito utilizzando gli elementi originali, recuperati dopo il bombardamento. L’edificio è adesso sede di studi professionali ed uffici.

Telefono


Website