Descrizione
Lo stadio Donato Vestuti, costruito nel 1931 come stadio Littorio e progettato dall'ingegnere Camillo Guerra, è uno dei principali impianti sportivi della città di Salerno.
Situato nel centro della città, ha ospitato le gare interne della Salernitana, principale squadra calcistica di Salerno, dal 1931 al 1990, anno in cui venne completata la costruzione del più grande stadio Arechi e in passato della Salernitana femminile che ora disputa le gare casalinghe nel campo 24 maggio 1999 ubicato in località Sant'Eustachio.
L'impianto, che può contenere 9 000 spettatori, ospita le gare interne del Salerno Rugby e dell'Arechi Rugby, che militano attualmente in Serie C e dell'A.S.D. Eagles Salerno, squadra di football americano fondata nel 2005 dopo lo scioglimento dei Seagulls Salerno. Lo stadio comprende: pista a 6 corsie in tartan, pedane per salto con l'asta, salto in alto, getto del peso, tiro del giavellotto e fossato per 3000 siepi.
Lo stadio Vestuti fu costruito nel 1931 per volere del regime fascista.
Terminata la guerra e caduto il fascismo a Salerno, il Littorio venne denominato semplicemente stadio comunale.
Nella Coppa della Liberazione (da alcuni chiamata anche Coppa Salerno Capitale, perché giocata nel 1944 quando Salerno fu capitale d'Italia) fu usata dalla Salernitana per la prima volta la maglia di colore "granata" nello Stadio Comunale.
Fino al 1952 lo stadio comunale era chiamato dai giornalisti salernitani nei loro resoconti "Renato Casalbore" in onore del collega perito nella tragedia di Superga. Il comune risolse la questione intitolando lo stadio a Donato Vestuti, il primo fondatore di una squadra di calcio a Salerno.
Nel 1962 lo stadio Vestuti fu protagonista di un film girato a Salerno e a Napoli: Le quattro giornate di Napoli del regista Nanni Loy, ambientato nella seconda guerra mondiale. In quell'occasione lo stadio "interpretava" la parte dello stadio del Vomero di Napoli, ove avvenne il rastrellamento dei napoletani ad opera delle forze tedesche di occupazione.
Il 23 novembre 1980 lo stadio diventa un centro d'accoglienza in seguito al terremoto dell'Irpinia.