Descrizione
Tobia Pallavicino, uomo colto e grande committente, fu uno dei grandi nobili genovesi che contribuirono alla realizzazione di Strada Nuova. Accumulate enormi risorse economiche con l’importazione dell’allume (minerale indispensabile per il fissaggio dei colori sui tessuti), nel 1558 comprò il lotto sul quale fece edificare la propria dimora, progettata e realizzata entro il 1561 da Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco (1526-1569) e da alcuni suoi collaboratori. L’edificio, inserito dal 1576 nell'elenco dei Palazzi dei Rolli, era strutturato in un blocco cubico di due piani, più due mezzanini utilizzati come cucine e abitazioni dei servitori. Nel 1704, Ignazio Pallavicino vendette il palazzo a Giacomo Filippo Carrega. Tra il 1710 e il 1714 l’intero edificio venne sopraelevato di un piano e, tra il 1727 e il 1746, Giambattista Carrega realizzò un ampliamento sostituendo il giardino con un nuovo corpo di fabbrica. All’interno di questi nuovi spazi furono realizzate diverse sale, fra cui la famosa galleria dorata. Nel 1830 il palazzo fu ceduto alla famiglia Cataldi. Nella seconda metà dell’Ottocento, in seguito alla crisi economico-finanziaria della vecchia aristocrazia genovese, il palazzo fu dato in locazione. Dal 1922 è sede della Camera di Commercio di Genova. Lo spazio dell’atrio segue i più aggiornati modelli romani della cultura raffaellesca: le volte, decorate da stucchi e grottesche, presentano le raffigurazioni delle principali divinità dell’Olimpo, realizzate dal Bergamasco, autore anche dell’“Apollo in Parnaso” affrescato sulla volta del salone attiguo e delle decorazioni degli altri spazi, per i quali probabilmente fu coadiuvato da Luca Cambiaso (1527-1585). Lo scalone monumentale conduce al piano nobile e immette nel vestibolo, un grande spazio coperto da una volta a botte riccamente decorata da stucchi e affreschi, sempre di mano del Bergamasco, raffiguranti “Apollo con tre Muse” nell’ottagono al centro, attorniato da tondi con “Figure musicanti” e “Storie di Apollo” nelle lunette. Alla fase costruttiva settecentesca risale la famosa “galleria dorata”, trionfo del gusto rococò a Genova. Nell’affresco al centro della volta troviamo gli “Dei dell’Olimpo” e nelle lunette e nei tondi episodi legati alle imprese di Enea. La progettazione e la decorazione ad affresco di questo spazio sono dovute a Lorenzo De Ferrari (1680-1744), mentre la realizzazione degli stucchi è di mano di Diego Andrea Carlone (1674-1750).
I Palazzi dei Rolli
Via Garibaldi si inserisce nel sistema delle “Strade Nuove” (assieme a Via Cairoli e Via Balbi), le quali formano un contesto urbano composto principalmente da due assi residenziali di età moderna. Dal 13 luglio 2006 esse sono state incluse nella Lista del Patrimonio dell’Umanità UNESCO, insieme al sistema dei “Palazzi dei Rolli”. L’“elenco degli Alloggiamenti pubblici o Rolli”, ufficializzato nel 1576 da un Decreto del Senato, promulgava una lista ufficiale di palazzi (142 in tutto). In assenza di un palazzo reale, esso obbligava i proprietari di queste dimore ad ospitare, a turno, le visite di stato. A seconda del grado di importanza dell’ospite in visita veniva scelto un palazzo per ospitarlo: più elevato era il suo grado di nobiltà, più fastoso doveva essere il palazzo e più ricca la famiglia che aveva l’onore e l’onere di accoglierlo. Nei successivi aggiornamenti degli elenchi dei Rolli (1576-1588-1599-1614-1664) furono inclusi tutti i palazzi di Strada Nuova.