Chiesa greco-ortodossa di San Nicolò
La Chiesa della SS. Trinità e San Nicolò, meglio conosciuta come la Chiesa Greco-ortodossa, venne edificata al seguito del lascito concesso da Maria Teresa nel 1751. A Trieste la presenza di mercanti greci era favorita dai commerci ma era anche conseguenza delle persecuzioni dell’autorità ottomana sulla popolazione greca.
La Chiesa Greca o d’Oriente, dopo lo scisma del 1054, includeva dapprima sia i greci che gli illirici tanto da riunirsi nel 1766 nella “Confraternita della Nazione Greca”, ma col tempo i Serbi preferirono celebrare le liturgie nella loro lingua madre nel tempio ortodosso appena eretto lungo il Canal Grande. Così dal 1781 i greci iniziarono le funzioni in casa di Giovanni Andrulachi, ricco uomo d’affari cretese, fino a quando venne concessa la costituzione della Comunità Greco-orientale ed edificata una chiesa dedicata.
Inizialmente l’aspetto misero della chiesa, aperta al culto nel 1787, era dovuto all’impoverimento dei mercanti per la grave crisi economica sofferta durante le occupazioni francesi. Con il ritorno degli Asburgo e di migliori condizioni, venne affidata a otto membri della comunità, tra cui il ricco mercante Demetrio Carciotti, l’organizzazione della raccolta fondi per il restauro. I lavori vennero affidati all’architetto Matteo Pertsch che volle rendere la chiesa un riferimento per le navi in arrivo a Trieste, e che progettò un’elegante facciata neoclassica di ispirazione palladiana con quattro grandi finestre separate da sei paraste ioniche che poggiano su un alto basamento; due campanili si specchiano innalzandosi alle estremità del frontone.
A sormontare il portone d’entrata una lapide marmorea riporta, in lingua greca, una dedica ai sovrani asburgici consacrando la chiesa alla Santissima Trinità e al protettore San Nicolò. Una doppia fila di finestre lungo le pareti laterali illumina dall’alto l’interno del tempio, suddiviso in tre spazi liturgici: il santuario (o presbiterio) a tre absidi, la navata e due balconate sulla parete di fondo per il coro e il gineceo. Nel 1819 vi furono le condizioni per arricchire l’arredo e la decorazione: si aggiunsero così a destra della navata le icone di San Nicola e della Vergine con Bambino, su due proskinitaria (leggii).
Notevoli affreschi decorano le pareti e il soffitto, alcuni effettuati nella metà del XIX secolo da Cesare Dell’Acqua (“Gesù tra i bambini” e “Predicazione del Battista”). L’illuminazione dei ceri rende l’atmosfera sacra ancora più suggestiva. L’iconostasi lignea, ovvero la parete decorata con icone che separa la navata dal santuario, raffigura l’evoluzione dell’arte post-bizantina in contatto con l’arte occidentale, in cui i moduli di stile impero, con icone e intagli dorati, si fondono con un’espressione rococò. Sulle pareti laterali le icone dei santi sono magistralmente rivestite da lamine d’argento lavorato a sbalzo: ad esempio San Giorgio è rivestito con argento lucido e satinato a dare un effetto chiaroscurale che accentua il movimento del santo a cavallo.
La porta a sinistra della facciata della chiesa conduce all’abitazione dell’archimandrita e alla sede della Comunità che ospita la collezione del Museo Greco-orientale, in cui è possibile ammirare opere provenienti da donazioni e acquisti della storia della presenza greca a Trieste, di tradizione ortodossa (icone dal XV secolo e materiali sacri come l’Epitafios, pregiata scultura lignea dorata rappresentazione del Santo Sepolcro posta al centro del tempio la sera del Venerdì Santo), ed europea (ritratti, elementi storici e filantropici).