Museo Morpurgo
Giacomo e Carlo Morpurgo affidarono l’edificazione della propria dimora cittadina all’architetto Giovanni Andrea Berlam (Trieste 3 luglio 1823 – ivi, 11 giugno 1892) che lavorò, per questo progetto, in collaborazione con il figlio Ruggero (Trieste 20 settembre 1885 – ivi, 12 ottobre 1920).
Il palazzo doveva ospitare entrambe le famiglie: Carlo ed Emma abitarono al primo piano, mentre Giacomo e Fanny, con i figli Mario e Matilde, al secondo. Il terzo piano fu, invece, diviso in due appartamenti da affittare mentre, le ampie stanze del pianoterra erano pensate per essere date in locazione.
Alla morte di Emma, ormai vedova di Carlo, l’appartamento del primo piano passò in eredità alla sorella Fanny. Rimasta unica erede del palazzo e della collezione, alla sua morte, sopraggiunta nel 1938, lasciò tutti i suoi beni ai figli Mario e Matilde Morpurgo. Entrambi donarono al Comune di Trieste tutti i possedimenti. In particolar modo Mario Morpurgo dichiarò esplicitamente che nel lascito erano compresi il mobilio, l’arredamento e le collezioni.
Durante la seconda guerra mondiale numerosi beni, quali l’argenteria e i tappeti, vennero razziati, mentre il mobilio, le maioliche del settecento, le incisioni e i vasi di Savone si salvarono dallo spoglio.
Il museo Morpurgo venne allestito all’interno del secondo piano del palazzo dove il mobilio era rimasto quasi completamente intatto. Il primo piano, invece, venne adibito nel 1950 all’allestimento del museo del Risorgimento e di Storia e Patria, nel 1952 vi venne collocata la collezione Stravopoulus, oggi conservata presso il museo Sartorio, e nel 1991 vi trovò spazio il museo Carlo Schmidl, fino al successivo trasferimento nelle sale di Palazzo Gopcevich.