La chiesa dei Santi Patroni di Brescia
La tradizione vuole che durante l’assedio di Brescia del 1438, operato dalle truppe milanesi guidate da Niccolò Piccinino, apparvero sugli spalti del castello della città due cavalieri in armatura d’oro che cominciarono a respingere gli assalitori, causandone infine la fuga. Nei due guerrieri vennero riconosciuti i Santi Faustino e Giovita, tra i primi evangelizzatori del bresciano e martirizzati sotto l’imperatore Adriano nel II secolo. Da allora vennero considerati patroni della città.
L’attuale edificio è frutto di numerosi rimaneggiamenti succedutisi nei secoli, tra i quali rilevanti sono quelli del Seicento, secolo in cui su progetto di Antonio Comino gli antichi soffitti a capriate a vista vennero sostituiti con coperture a volta. La grande volta a botte della navata centrale venne affrescata con le quadrature di Tommaso Sandrini, all’interno delle quali è raffigurata la “Gloria dei Santi Faustino e Giovita” opera dei Gandino. La facciata marmorea invece, attribuita a Bernardo Fedreghini, fu realizzata nel Settecento.
La chiesa ospita molte opere di pregio: lungo la navata destra si trovano l’altare di Santa Croce, opera di Rodolfo Vantini e l’altare con la “Natività di Gesù”, uno dei capolavori di Lattanzio Gambara, mentre tra le colonne che separano la navata centrale da quella sinistra è collocato uno stendardo processionale realizzato dal Romanino (1535). Nella zona presbiteriale sono presenti un crocifisso ligneo del Quattrocento e la grande arca in marmo bianco e nero realizzata da Antonio Carra per contenere i resti dei due Santi (1623).
Figure leggiadre che si innalzano verso un cielo terso che sembra sfondare la volta muraria compongono l’affresco del 1754 di Giandomenico Tiepolo che insieme alle finte architetture di Girolamo Mengozzi Colonna riveste la copertura del presbiterio. Sulla parete sinistra dello stesso un altro affresco, sempre di mano tiepolesca, ricorda l’episodio dell’assedio bresciano del 1438 e dell’intervento salvifico dei due Santi.
