Teatro Grande

Corso Giuseppe Zanardelli, 9/A, Brescia, 25121 BS, Italia (4)

Uno spettacolo per gli occhi

“Puccini ha avuto ieri sera causa vinta, trionfalmente vinta. Sette bis, venticinque chiamate…il Teatro era straordinariamente gremito […]” Così le cronache bresciane dell’epoca celebrano il 28 maggio 1904, giorno in cui il Teatro Grande, ancor oggi principale luogo di spettacolo cittadino, assurse agli onori delle cronache italiane grazie al successo della prima di Madama Butterfly, nella sua seconda versione del Maestro lucchese.
Il Teatro, ricavato da un palazzo seicentesco appartenuto all’Accademia degli Erranti, presenta un ampio portico antistante del XVIII secolo. Salendo lo scalone d’entrata si giunge prima nell’atrio, alle cui pareti si trovano due grandi affreschi monocromi dedicati alla commedia e alla tragedia (1914) e successivamente nella Sala delle Statue, coperta da una scura volta sulla quale emergono, appoggiate a un’alta balaustra, 16 statue in gesso e tela.
Il Ridotto, fulgido esempio dell’architettura bresciana del Settecento, fu realizzato tra il 1760 e il 1769 dall’architetto Antonio Marchetti e subì numerosi restauri nell’Ottocento. L’ambiente, molto alto, è delimitato da un primo e un secondo piano di gallerie con logge dalle quali guardare per cogliere con uno sguardo la ricchezza delle decorazioni o da cui “essere guardati” da personaggi in abiti settecenteschi che con abile illusione pittorica sembrano anch’essi affacciarsi alle balaustre.
La Sala Grande, il luogo in cui vengono messi in scena gli spettacoli, ha la tipica struttura del teatro all’italiana con tre ordini di palchi e due di gallerie che si dispongono a “U” con la platea al centro, di fronte al palcoscenico. Fu progettata da Luigi Canonica e inaugurata nel 1810. La sua originaria decorazione neoclassica, con allegorie ispirate alle vittorie napoleoniche, fu sostituita dopo l’Unità d’Italia da una neobarocca, così come l’iniziale dedica del Teatro a Napoleone I il “Grande” fu presto cambiata e il termine rimase a indicare lo sfarzo e l’ampiezza del primo teatro della città.

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