Descrizione
La straordinaria collezione del Museo Diocesano, fondamentale per comprendere la storia dell'arte sacra del territorio, raduna una serie di capolavori di inestimabile valore che vanno dal XIII al XIX secolo e che provengono dalle chiese della diocesi senese.
Il portale d'ingresso del Museo immette subito nella sala quadrata dell'oratorio inferiore, che presenta una volta blu stellata al centro della quale Arcangelo Salimbeni eseguì l'affresco con La Vergine che protegge Siena, san Bernardino e santa Caterina, portato a termine nel 1580 da Francesco Vanni. Le lunette appena sotto il soffitto, con Storie della vita di san Bernardino, vennero affrescate nella prima metà del Seicento da alcuni artisti locali quali Ventura Salimbeni, Rutilio e Domenico Manetti, Crescenzio Gambarelli, Bernardino Mei e Deifebo Burbarini. Tra i dipinti esposti nella sala vale la pena ricordare l'elegante tavola di Sano di Pietro con la Madonna col Bambino e la tela di Ventura Salimbeni con la Madonna e Dio Padre.
Lungo la rampa di scale che porta al primo piano si trovano tre dipinti di Bernardino Mei fra i quali l'estasiato San Galgano e l'intensa ed esuberante Santa Caterina d'Alessandria, mentre sul pianerottolo in cima alle scale vi è una tela ottocentesca con Sant'Anna che insegna la lettura alla Vergine bambina, dipinta da Alessandro Franchi nel 1891 per la cappella delle figlie di sant'Anna. Nel piccolo vestibolo dell'oratorio, dove su un altare è collocata una anonima tela del Seicento con la Coronazione di spine, si trova esposto un prezioso bassorilievo marmoreo attribuito a Giovanni d'Agostino e raffigurante la Madonna in trono col Bambino e due angeli (1336 ca.).
Nucleo centrale del museo rimane la splendida cappella dell'oratorio superiore, con soffitto a cassettoni lignei con cherubini dorati su fondo azzurro. Lungo le pareti sono affrescate grandi scene con Storie della vita della Vergine, suddivise tra loro da lesene in legno e cartapesta decorate a candelabre. I dipinti offrono un esempio eccelso della pittura senese di primo Cinquecento: Domenico Beccafumi, Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma e Girolamo Pacchia sono infatti gli artisti impegnati nella straordinaria decorazione di questo ambiente.
Il percorso continua nella sala a sinistra delle scale (sala 4), dove sono esposti alcuni capolavori dell'arte senese del XV secolo. Pregevole la tavola con il Crocifisso di Giovanni di Paolo proveniente dalla chiesa di S. Pietro a Ovile, e la folgorante e fulgida Annunciazione di Matteo di Giovanni, anch'essa realizzata per la stessa chiesa e riecheggiante la più antica tavola d'altare dipinta da Simone Martini per il duomo di Siena, oggi custodita agli Uffizi. A Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta sono riferibili due drammatiche invenzioni della Pietà, che attestano la personale adesione dell'artista al nuovo linguaggio di Donatello. Si tratta del gruppo scultoreo in legno policromo proveniente dalla chiesa di S. Donato e della sua versione dipinta a fresco, realizzata tra il 1445 e il 1448 per il convento di S. Francesco. Il San Paolo di Domenico di Niccolò dei Cori, la Madonna del latte di Antonio Federighi, il bassorilievo con Cristo in Pietà di Urbano da Cortona, e la bellissima terracotta policroma con la Madonna col Bambino di Jacopo della Quercia, opere scultoree di piccole dimensioni, completano l'allestimento della stanza. Accedendo alla saletta successiva (sala 5) possiamo ammirare numerosi dipinti su tavola databili tra il XIII e il XIV secolo ad opera di artisti quali il Maestro di Tressa, Segna di Bonaventura, Bartolomeo Bulgarini, Andrea Vanni e Taddeo di Bartolo, oltre all'affresco con il Cristo risorto proveniente dal convento di S. Francesco e ritenuto a ragione uno fra i capolavori di Ambrogio Lorenzetti. A Pietro Lorenzetti è invece riferibile la tenera e dolcissima Madonna del Latte, perla mirabile di questa collezione. A Sano di Pietro e al Maestro dell'Osservanza sono invece da attribuire le due tavole poste nella parete a sinistra dell'entrata, rispettivamente quella con San Cristoforo e quella con San Giorgio e il drago, provenienti entrambe dalla chiesa di S. Cristoforo. Nella suggestiva tavola con San Giorgio e il drago, che parte della critica attribuisce allo stesso Sano di Pietro, la scena è resa con animato sentimento fiabesco e la figura eroica del cavaliere, insieme al suo bianco destriero, riempie l'intero spazio dipinto. Nella piccola saletta che porta ai locali del sottotetto va segnalata la tavola cinquecentesca di Domenico Beccafumi con il Cristo Portacroce, ancora con l'originale cornice realizzata ad intaglio da Giovanni Barili. Nella sala stretta e lunga della ‘soffitta' sono raccolte opere del XVI e del XVII secolo. Degne di nota le serie di tavole centinate, a gruppi di quattro, facenti parte di testate di cataletto, portantine funebri destinate al trasporto del feretro, dipinte da Bartolomeo Neroni detto il Riccio per la Compagnia di sant'Ansano e da Alessandro Casolani per la Compagnia del Beato Andrea Gallerani. Sono invece conservate all'interno di una teca le quattro testate di cataletto dipinte dal Sodoma per la Compagnia della SS. Trinità. Il percorso della visita termina nell'ultima sala al piano terra, prima dell'uscita, dove sono esposte grandi tele seicentesce fra cui un Cristo in Pietà del pittore riformato fiorentino Santi di Tito, una Madonna del Rosario di Ilario Casolari figlio del più noto Alessandro, e una Decollazione del Battista, opera del caravaggesco Rutilio Manetti.