Descrizione
L’orto urbano de’Pecci, si estende per una vallata, oggi quasi del tutto priva di edifici, ma nel Trecento è indicata come luogo preposto ad ospitare gli immigrati che ambivano alla cittadinanza senese. Il nome “Valle di Porta Giustizia” deriva dalla strada che da piazza del Mercato scende giù nella valle, arrivando fino alle mura urbane, denominata “via di Porta Giustizia”, appellativo intrinsecamente legato all’attigua “via dei Malcontenti”.
Il patibolo, dove avvenivano le esecuzioni capitali, non si ubicava in città: il Costituto del 1309-10 ordinava che le forche fossero montate in quattro luoghi diversi disseminati nel territorio della Repubblica. L’esecuzione avveniva nel “poggio di Santo Stefano a Pecorile”, sito nei pressi della Coroncina. Pertanto, il primo tratto di strada che percorrevano i condannati infatti fu chiamato “dei malcontenti”, mentre il secondo ricorda il nome della porta realizzata nelle mura urbane del Trecento, detta per l’appunto “Porta Giustizia”.
L’orto urbano è rimasto un elemento caratterizzante di Siena anche in epoche successive a quella medievale come dimostra la carta di Siena che il pittore Francesco Vanni finì di disegnare nel novembre del 1595 nella quale si nota una massiccia presenza di piccoli spazi verdi posti tra le zone edificate nelle zone edificate. Molti di questi appezzamenti, infatti, possono essere identificati come orti urbani, per le loro dimensioni ridotte e per la loro particolare ubicazione tra le case.
Anche l’area suburbana era ricca di orti medievali. La conferma viene da un’altra significativa testimonianza iconografica: il Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, realizzato nel 1338 e facente parte di un ciclo di affreschi (La Pace e la Guerra), collocati nella Sala delle Balestre del Palazzo Pubblico. Con gli Effetti del Buon Governo, Lorenzetti offre un interessante spaccato della vita quotidiana della Siena medievale sia dentro che fuori le mura. Proprio nella rappresentazione delle campagne è facile individuare piccole porzioni di terreno con le inequivocabili caratteristiche dell’orto medievale.
La città nel medioevo includeva nel tessuto urbano anche degli appezzamenti di terre che sorgevano fra le abitazioni. Questi erano dei veri e propri orti urbani perché venivano coltivati sia per assecondare il fabbisogno alimentare della popolazione sia per la coltivazione di erbe officinali.
Chiaramente, fra Duecento e Trecento, gli orti non si estendevano solamente per il centro urbano, ma si allungavano anche per gli spazi suburbani. Altro esempio iconografico databile al 1338 ci è dato dal Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti, vero e proprio spaccato della vita quotidiana di campagna.
L’orto medievale di Porta Giustizia è delimitato da una recinzione di siepe morta e al suo interno sono state inserite piante a uso alimentare, piante officinali, tintorie e alberi da frutto, utili anche alla creazione di zone ombreggiate. Tra le piante presenti nell’orto troviamo: dragoncello (artemisia dracunculus), lavanda (lavandula officinalis), zafferano (crocus sativus) e la mandragora (mandragora autumnalis). Nella zona si trova anche l’orto conventuale di San Girolamo, una delle mete del Progetto Senarum Vinea, una ricerca interdisciplinare sulla storia del paesaggio vitato di Siena che ha coinvolto archeologi, storici, storici dell’arte, agronomi, biologi molecolari e ingegneri dell’informazione. La scelta della città come campo di ricerca di antichi vitigni si fonda sulla persistenza di spazi verdi coltivati all’interno delle mura e di coltivazioni promiscue di orti e vigneti nell’immediato suburbio che, ancora tra Ottocento e Novecento, mostravano significativi elementi di continuità con l’età medievale.