Descrizione
Edificata da Martino Doria e consacrata nel 1132, la chiesa fu ricostruita nel 1278. A questa data risale anche la facciata, costruita in posizione arretrata rispetto alla precedente e caratterizzata da marmi antichi di reimpiego e iscrizioni che narrano le imprese della famiglia Doria; nella lunetta sopra l’ingresso è inserito un mosaico raffigurante san Matteo. A sinistra dell’edificio, fra il 1308 e il 1310 fu realizzato il chiostro. La ricostruzione della chiesa rese più ampia la piazza antistante, attorno alla quale la famiglia realizzò un vero e proprio quartiere di famiglia. Attorno a questo spazio i Doria edificarono alcuni palazzi, caratterizzati da elementi decorativi tipicamente duecenteschi e dal caratteristico paramento murario a bande alternate bianche e nere, ottenuto con lastre di marmo bianco e pietra di Promontorio. Il grande ammiraglio Andrea Doria decise un rinnovamento dell’antica chiesa e coinvolse Giovanni Angelo Montorsoli, collaboratore di Michelangelo, e Silvio Cosini; dell’ambizioso progetto che doveva interessare l’intero edificio, tra il 1543 e il 1547 furono ricostruiti e decorati da magnifici stucchi e statue in marmo solo l’area presbiteriale, la cupola e la cripta. Quest’ultima, posta sotto il coro, fu realizzata per ospitare le spoglie di Andrea Doria. Tra il 1557 e il 1559, su progetto di Giovanni Battista Castello, furono radicalmente modificate le navate e, con la collaborazione di Luca Cambiaso, fu realizzata la decorazione ad affresco: negli ovali della volta centrale troviamo episodi della vita di San Matteo, mentre nelle navate laterali le Sibille e i Profeti. In una nicchia nella navata sinistra è conservato un gruppo ligneo settecentesco raffigurante la “Deposizione”, opera di Anton Maria Maragliano. Se l’intervento voluto da Andrea Doria ha trasformato l’interno della chiesa in un capolavoro cinquecentesco, l’esterno dell’edificio e molti degli altri palazzi che affacciano sulla piazza conservano il carattere unitario e in gran parte il loro aspetto originario.
