Via del Campo

Via del Campo, Genova, GE, Italia (0)

Descrizione

Via del Campo, resa nota dall’omonima canzone di Fabrizio De André, fu inglobata nel XII secolo nelle mura cittadine e la zona aveva allora funzione agricola. L’attuale via ricalca il tracciato dell’antica strada romana che, dal centro della città, proseguiva verso Ponente. L’incremento demografico, legato allo sviluppo commerciale portuale di Genova, nel tempo trasformò le aree agricole attigue a Via del Campo in zone edificabili. Tra i monumenti più insigni della strada è la Porta dei Vacca costruita tra il 1155 e il 1159, gemella di Porta Soprana (e perciò denominata anche “Porta Sottana”), inserita nelle mura dette “del Barbarossa”. Nel XV secolo assistiamo a una nuova fase edilizia e dagli edifici medievali costruiti in legno e in pietra, si passa ai grandi palazzi residenziali, molti dei quali iscritti nell’elenco dei Palazzi dei Rolli. È il caso di Palazzo Centurione Pitto (civ. 1), eretto a partire dal 1611 e le cui volte furono affrescate da Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Bartolomeo Guidobono. Un altro è Palazzo Invrea (civ. 10), edificato nel Cinquecento e, infine, Palazzo Durazzo (civ. 12), voluto dal doge Stefano Durazzo nel 1734, il quale si rivolse a Domenico Parodi per realizzare il trionfale ciclo di affreschi, che lo vede rappresentato nelle vesti di Nettuno, per celebrare il proprio ruolo di governatore della Repubblica. All’altezza del civico 24r si erge la Torre Piccamiglio (1437), una delle poche superstiti fra le molte torri che popolavano il paesaggio urbano genovese nel Medioevo. A metà della via ha sede il Museo Via del Campo 29 rosso, la casa dei cantautori genovesi; realizzato in quello che fu il negozio di Gianni Tassio, nel periodo tra gli anni '60 e '70 importante luogo d'incontro e di cultura per appassionati di musica e artisti, che poi sarebbero divenuti noti come i fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi, Fabrizio De André, Umberto Bindi, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Gino Paoli. Il museo ripercorre l’opera di Fabrizio De Andrè e l’esperienza della “Scuola genovese” della canzone d'autore.

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