Tempio Malatestiano

Via IV Novembre, 35, Rimini, RN, Italia (4.75)

Descrizione

Il Tempio malatestiano è un sogno bruscamente interrotto. Il sogno di Sigismondo Pandolfo Malatesta di avere fama eterna.
Il signore di Rimini iniziò ad avere interessi di ripristino della duecentesca chiesa di San Francesco a partire dal 1447, anno nel quale iniziarono i lavori per la creazione di due cappelle gentilizie dedicate a lui e alla sua amante (poi sposa), Isabella degli Atti. Gli interventi furono ampliati per ingraziarsi il favore divino durante la Guerra Italica, gloriosamente vinta dal Malatesta nel 1448. Da allora Sigismondo decise di trasformare l’intera chiesa in un tempio personale. Quasi ossessionato da questo progetto, il signore della città non badò a spese e chiamò a sé le maestranze più raffinate delle corti limitrofe. Nel 1449 i lavori vennero affidati al miniatore e medaglista veronese Matteo de’ Pasti, mentre la parte scultorea e decorativa fu assegnata al fiorentino Agostino di Duccio.
I rimaneggiamenti interni causarono ben presto gravi lesioni strutturali e mossero il mecenate riminese a chiamare in soccorso il teorico architetto Leon Battista Alberti (1450). Questi progettò per l’esterno un vero e proprio involucro, che inglobasse, censurandola, la chiesa gotica originaria. Ispirato dalle architetture romane, tra cui l’arco e il ponte di Rimini, l’Alberti pensò alla facciata come una grande entrata trionfale e le parti laterali come solenni arcate cieche, nelle quali inserire i sepolcri degli uomini illustri legati alla corte. La parte che fu ultimata, però, era stata ideata non altro che come il lungo atrio del vero e proprio Templum. La medaglia di Matteo de’ Pasti, conservata al Museo della città, descrive infatti con precisione, non solo il completamento della facciata, ma anche la monumentale rotonda cupolata all’estremità Est della chiesa, vero fulcro dell’intero edificio.
Entrando si percepisce subito il forte contrasto tra l’esterna solennità dell’Alberti e la vivace fastosità dei decori interni. Nonostante Matteo de’ Pasti e Agostino di Duccio fossero consigliati anche per le parti decorative dall’architetto genovese, non abbandonarono quel gusto tardogotico e cortese che si addiceva maggiormente tanto a loro quanto al Malatesta. All’interno, l’unica grande navata è affiancata da cappelle profonde, incorniciate da arcate a sesto acuto e chiuse da balaustre marmoree dalla ricca ornamentazione. Ogni cappella presenta temi e motivi di difficile interpretazione, ricercati e confezionati dall’erudita ed eccentrica corte intellettuale malatestiana.
Con la caduta di Sigismondo, dovuta alla scomunica inflittagli da papa Pio II (1460), il cantiere del tempio andò via via rallentando fino ad arrestarsi definitivamente. Il sogno dell’ambizioso condottiero fu bruscamente interrotto. La struttura venne ultima nel corso dei secoli, subendo drastiche modifiche rispetto al progetto originario. Nelle ultime cappelle settecentesche, ai lati dell’abside, si conservano opere di altissimo valore. In quella sinistra si trova la grande pala del Vasari con San Francesco che riceve le Stigmate (1548), opera commissionata dalla famiglia Marcheselli per decorare l’altare maggiore; mentre in quella destra si ammira il capolavoro di Piero della Francesca Sigismondo Pandolfo Malatesta davanti a San Sigismondo (1451), ennesima autocelebrazione malatestiana tra devozione religiosa e politica encomiastica. Infine, nella spoglia abside, ricostruita dopo i rovinosi bombardamenti del 1943/44, spicca lo splendido Crocifisso di Giotto del 1299.

Orari di apertura

Giorno Orario
Domenica 09:00 - 12:30 , 15:30 - 18:30
Lunedì 08:30 - 12:00 , 15:30 - 18:30
Martedì 08:30 - 12:00 , 15:30 - 18:30
Mercoledì 08:30 - 12:00 , 15:30 - 18:30
Giovedì 08:30 - 12:00 , 15:30 - 18:30
Venerdì 08:30 - 12:00 , 15:30 - 18:30
Sabato 08:30 - 12:30 , 15:30 - 19:00

Telefono