Domus del Chirurgo

Piazza Luigi Ferrari, Rimini, RN, Italia (5)

Descrizione

Nel 1989, durante i lavori per la riqualificazione di Piazza Ferrari, si trovarono, tra le radici di un albero sradicato, alcuni frammenti di intonaco affrescato d’età romana. Da allora, fino al 1997, si susseguirono regolari campagne di scavo. Ciò che ritornò alla luce fu una serie di stratificazioni abitative che ricoprono un arco cronologico compreso tra l’età tardorepubblicana e l’età moderna. Nel 2007, per la qualità e l’importanza dei ritrovamenti, si decise di musealizzare l’intera zona e di trasferire i reperti più delicati nel vicino Museo della Città.
Nell’antica Ariminum, questa estesa area, ora protetta da un involucro in vetro, legno e cemento di oltre 700 m²., era in una posizione di relativa periferia, adiacente alla linea di costa (retrocessa rispetto ad oggi di circa 1,5 km), ma pur sempre vicina al centro urbano.
L’importanza degli scavi è dovuta alla loro capacità di raccontare, attraverso gli strati archeologici, la storia stessa della città.
Gli studi hanno rivelato che, inizialmente, l’intero lotto era costituito da un grande fabbricato unitario d’età tardorepubblicana, poi completamente riedificato durante il ricco principato augusteo. In seguito, verso la metà del II sec. d.C., fu progettata la residenza che oggi chiamiamo ‘del Chirurgo’, ma che, in realtà, solo a partire dal secondo quarto del III secolo d.C. appartenne al medico di Rimini. Questi fu l’ultimo proprietario dell’edificio, incendiato e raso al suolo durante le invasioni barbariche del 260 d.C.. Per oltre un secolo e mezzo la zona fu abbandonata, poiché la città fu costretta a restringersi, per meglio difendersi dalle continue scorrerie. Solo nel V secolo, tornata la prosperità e la quiete, dovute alla neo eletta capitale Ravenna, il lotto venne riqualificato a palazzo, i cui resti fanno parte dell’esposizione della Domus. Questo nuovo periodo di prosperità cessò però quasi subito (VI sec.): l’area fu ricoperta da detriti e terra e venne disposta a coltivazione. Nel VII secolo, infine, vi sorse una piccola chiesa con cimitero limitrofo, testimoniato dal ritrovamento di tombe e scheletri cristiani.
Il prestigio del museo è tuttavia legato, come suggerisce il suo nome, alla Domus del Chirurgo. Questa si articolava su oltre 450 m² (il doppio della parte oggi esposta), verosimilmente elevata su due piani. Come provano i resti rinvenuti, era decorata da affreschi con motivi vegetali, maschere e paesaggi portuali. In un frammento di questi si può leggere “Eutyches homo bonus”, incisione che probabilmente lasciò un paziente per ringraziare il medico riminese, il cui nome è quindi Eutyche. Pregevoli sono anche i mosaici che scandiscono e differenziano i vari ambienti. Geometrie, nodi di Salomone, immagini fito e zoomorfe confermano la ricchezza non solo del medico e della sua casa ma anche di Rimini. Alcuni utensili, frammenti scultorei, decorazioni e oggetti di culto suggeriscono la formazione, se non addirittura la provenienza orientale del proprietario di casa. Non solo casa, ma vera e propria taberna medica domestica. Molto utile a tal proposito è la ricostruzione dei due ambienti preposti alla professione, che oggi si può visitare nel Museo della Città. Accanto, vi sono sistemati i 150 pezzi medico chirurgici rinvenuti in loco: il più grande e importante lascito romano di natura medica mai giunto a noi.

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