Museo della Città

Museo della Città, Via Luigi Tonini, Rimini, RN, Italia (4)

Descrizione

L’edificio che oggi ospita il Museo della Città fu creato, come collegio gesuitico, da Alfonso Torregiani, alla metà del XVIII secolo (1746-55). Questi era stato incaricato di creare un tipico convento tridentino, con forma ad U, adiacente all’appena ultimata chiesa di San Francesco Saverio (1719-40). Una volta soppresso l’ordine, nel 1773, la struttura passò per breve tempo nelle mani dei Domenicani, che vennero a loro volti sciolti nel 1796. Dall’anno seguente fino al 1977 il grande impianto fu utilizzato prima come ospedale militare, poi come ospedale civile. Ristrutturato dopo i gravosi danni subiti per i bombardamenti della II Guerra Mondiale, finalmente, nel 1981, vi fu inaugurato il museo cittadino.
Le 800 opere, pervenute dalle soppressioni napoleoniche, dalle chiese crollate per i terremoti, dagli scavi fortuiti o programmati, dagli acquisti e dalle donazioni, sono esposte sui quattro piani dell’edificio.
Nell’antico cortile del convento trova posto il lapidario romano, che apre la sezione archeologica del museo (piano terra e piano seminterrato). In questa si possono ammirare splendidi ritrovamenti, che vanno dall’epoca preistorica a quella tardoantica. Una sezione a parte, con tanto di ricostruzioni 1:1, è dedicata alla vicina Domus del Chirurgo.
Salendo il grande scalone settecentesco, si giunge poi al primo piano, dedicato alla Rimini medievale e rinascimentale. Tra centinaia di sculture, pitture e complementi, spiccano, su tutti, i seguenti capolavori: il maestoso “Giudizio Universale” (1315 ca.) del giottesco Giovanni da Rimini, proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino; la morbida “Pietà” (1470) di Giovanni Bellini; la pregevole “Pala di San Vincenzo” (1493) del Ghirlandaio, dove sono raffigurati gli ultimi componenti della famiglia malatestiana; la veste in broccato con la quale fu sepolto Sigismondo Pandolfo Malatesta e l’interessante medaglia di Matteo de Pasti (1450), nella quale si può osservare come sarebbe dovuto essere il Tempio Malatestiano se fosse stato ultimato.
Al secondo e ultimo piano, infine, sono esposte le opere degli ultimi quattro secoli. La sezione iniziale, quella del Seicento è certamente tra le più ricche di tutto il museo. In essa primeggiano le opere dei locali Guido Cagnacci e del Centino, ma anche di pittori ‘stranieri’, quali il Guercino e Simone Cantarini.
Ritornando al piano terrà, salutano il visitatore le sale dedicate all’illustratore riminese René Gruau e al Libro dei Sogni di Federico Fellini.

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