Palazzo Lettimi

Via Tempio Malatestiano, 26, Rimini, RN, Italia (0)

Descrizione

Palazzo Lettimi, o meglio ciò che ne rimane, è la testimonianza più illustre di ciò che è stata la II Guerra Mondiale a Rimini. Città strategica, all’estremità adriatica della Linea Gotica, Rimini venne rasa al suolo per oltre l’82% del suo territorio e oggi viene da pochi ricordata come la città italiana -con oltre 30.000 abitanti-, che subì più pesantemente i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Le vie del centro urbano erano costellate da bei palazzi patrizi, mentre sulla costa sorgevano deliziosi villini otto/novecenteschi. Tutto, o quasi, andò distrutto in meno di un anno (1944) e, così, i pochi edifici superstiti si possono a buon diritto definire miracolati.
Nel 1506 Carlo de’ Maschi, magistrato e uomo di spicco del governo cittadino, volle edificare in una delle vie più prestigiose di Rimini la sua nuova residenza. Il palazzo era alto tre piani, massiccio e severo, secondo il gusto locale. Di questo sono sopravvissute solo poche parti della facciata, la cui bellezza si può comunque immaginare globalmente attraverso i decori del portale e delle poche finestre che sono rimaste intatte. Nel primo, formato da bugnati in pietra, sono presenti i simboli dei Malatesta, la rosa quadripetala, e dei Bentivoglio, il diamante, forse voluti, per celebrare l’unione matrimoniale delle due casate, da cui dipendeva il de’ Maschi. Nelle seconde, invece, incorniciate sempre in pietra, giocano sull’architrave coppie di delfini, emblemi della casata proprietaria.
Successivamente l’edificio passò a Carlo Marcheselli, a cui si deve, nel 1570, la commissione dei decori del salone di rappresentanza al piano nobile. Marcheselli chiamò per l’incarico il faentino Marco Marchetti, discepolo del Vasari e con Vasari decoratore del Palazzo Vecchio a Firenze. Il progetto iconografico sviluppava il tema delle imprese di Scipione in Spagna durante la II Guerra Punica. Delle 12 tavole, che si incastonavano in stucchi e legni intarsiati, ne sono giunte fino a noi ben 7, oggi esposte al Museo della Città.
Il prestigio e la fama del palazzo crebbero a tal punto da farlo diventare il luogo cittadino prescelto per ospitare grandi personalità internazionali. Qui infatti alloggiarono i regnanti inglesi e perfino Cristina di Svezia.
Nel 1770 i nuovi proprietari, i Lettimi, decisero di alzare la struttura di un piano e di restaurare internamente lo stabile, collegandolo alla loro limitrofa residenza. Giovanni Lettimi, infine, nel 1902, volle donare lo splendido palazzo al Comune con un unico vincolo: che il nome della sua famiglia rimanesse in eterno legato ad esso e che al suo interno fosse ospitato il liceo musicale.
Il governo cittadino poté mantenere le sua promessa fino alla II Guerra Mondiale. Il palazzo, infatti, non può più ospitare il liceo musicale, ma ancora conserva il nome degli ultimi suoi proprietari, accogliendo, al di là della sua facciata diroccata, manifestazioni culturali, musicali e teatrali nel cosiddetto Giardino degli Aromi.

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