Palazzo del Podestà (o Palazzo Pretorio)

Palazzo Pretorio - Tribunale di Pistoia, Piazza del Duomo, Pistoia, PT, Italia (0)

Descrizione

Nel 1105 Pistoia divenne libero comune e nel 1117 fu emanato lo “statuto dei consoli”, la più antica raccolta scritta di leggi e regolamenti dell’età comunale. I consoli erano cinque e costituivano una primitiva magistratura cittadina.
Questa carica venne affiancata dal podestà, il primo dei quali venne nominato nel 1158 da Federico il Barbarossa stesso, per riportare la città e le sue forze politico-economiche sotto il suo controllo. Questa figura, che divenne la massima magistratura cittadina solo nel 1216, inizialmente ebbe la sua sede in edifici privati, per poi essere successivamente trasferita nel Palazzo Comunale, allora sede anche del consiglio degli Anziani.
Il primo palazzo del Podestà sorse nel XIV secolo nella stessa posizione di quello attuale, ma in dimensioni nettamente inferiori, tanto da non riuscire ad accogliere tutti i giudici, notari e cancellieri, legati per funzione a quella del podestà stesso. Questi avevano sede in diversi edifici sparsi per la città, fatto che portava a disservizi e rallentamenti nelle procedure. Nel 1367 venne deliberata la costruzione di un nuovo edificio più grande, che potesse accogliere tutte queste cariche e che fosse allo stesso tempo degno del ruolo del podestà. Per il progetto venne incaricato Cellino di Nese da Siena, che inizialmente pensò ad un edificio quadrato, organizzato su due piani intorno ad un cortile centrale, simmetrico sia nella struttura che nella facciata. Al piano terra erano previsti i locali per le prigioni e il cortile con un portico su quattro lati, con pilatri e volte a crociera, dove si sarebbero svolte le udienze pubbliche; al primo piano gli ambienti di rappresentanza, la sala delle udienze e l’abitazione del podestà. Nel 1382, poco dopo l’inizio dei lavori, si decise di ampliare l’edificio verso nord: il palazzo, che inizialmente sarebbe dovuto arrivare alla quarta bifora, venne ampliato fino alla quinta, mantenendo il portale in una posizione asimmetrica.
I lavori procedettero a rilento, tanto da rendere necessario un nuovo stanziamento di fondi da spendere entro l’anno per realizzare gli archi e le volte al piano terreno e i muri perimetrali al primo piano. Il complesso venne concluso nel 1389.
Durante i secoli l’edificio rimase inalterato, nonostante la conversione a tribunale collegiale nel periodo della restaurazione. Quando, però, nell’ottocento Leopoldo II lo elevò a tribunale di prima istanza, fu necessario un’ espansione per garantire gli uffici ai nuovi magistrati, ai cancellieri e agli ufficiali giudiziari. Una volta acquistate le case Bracciolini confinanti, il progetto venne affidato all’ingegnere Faldi, che ampliò il palazzo del tribunale fino all’attuale via degli Orafi, andando ad aggiungere 2 bifore e un intero piano al palazzo trecentesco, di cui conservò lo stile. Per mantenere una certa omogeneità, la facciata venne rivestita completamente di intonaco segnato a finta pietra. Volendo ripristinare una certa simmetria, venne pensata la ridistribuzione in facciata degli antichi stemmi dei podestà e dei commissari e l’inserimento di un secondo portone, simmetrico al primo, mai realizzato. I lavori terminarono nel 1846, come testimonia una lapide apposta sull’edificio.
Di particolare bellezza i decori interni del cortile, la cui realizzazione va dai primi anni del XV al XIX secolo. All’Ottocento risalgono gli affreschi del pittore pistoiese Bartolomeo Valiani, che riproducono i gonfaloni dei quattro quartieri della città e gli stemmi delle ventidue comunità.

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