Descrizione
La parrocchia delle Sante Maria e Tecla si trovava nella zona di Porta Fiorentina fino a quando venne bombardata e distrutta nel 1944. La chiesa venne quindi ricostruita in un'area leggermente decentrata e il progetto affidato a Giovanni Michelucci.
L'edificio si imposta su un grande senso di linearità, facendo riferimento all'essenzialità e all'austerità tipica allo stesso tempo degli ordini mendicanti medievali e delle architetture industriali.
La pianta è a croce latina, con un'unica aula che termina in un presbiterio leggermente rialzato e un' abside poligonale; il transetto presenta pareti inclinate per rendere visibili gli altari e un'altezza inferiore rispetto a quella dell'aula principale.
Molto importante è il tema della verticalità, sottolineato dalla differenza di altezza tra l'aula e i bracci del transetto e dallo schema ritmico di pilastri e lesene in laterizio.
Rispetto alle prime idee di progetto, l'aula liturgica viene allungata e viene soppressa la grandiosa vetrata frontale: nel progetto definitivo, infatti, la luce entra dai pannelli vetrati posti sul fronte principale e nell'abside e dai tre registri di feritoie posti sui lati lunghi dell'edificio.
Esternamente la chiesa ripropone un senso di verticalità e linearità. Tutti i vari corpi edilizi (campanile, sacrestia, chiesa) sono uniti dalla presenza di un alto basamento di quasi 4 metri, il quale si protende sul sagrato per formare due cappelle speculari.
Il campanile, che inizialmente doveva essere posizionato all'altezza del transetto, risulta separato dalla chiesa in omaggio alla tradizione romanica toscana. A causa della sua conformazione “spoglia”, per molto tempo venne considerato provvisorio dai parrocchiani: è infatti costituito da una torre snella con basamento troncopiramidale e corpo principale a scacchiera, dato dall'alternanza della struttura in cemento armato e le tamponature in grigliato di laterizio, che vanno a schermare la scala di accesso.
I lavori iniziarono nel 1955 e furono diretti dall' Ing. Natale Rauty. Il cantiere portò ad alcune variazioni, cominciando dalle dimensioni delle vetrate e il numero delle feritoie che vennero ridotte. In particolar modo si intervenne sul soffitto della chiesa che inizialmente prevedeva una volta ribassata con arconi in cemento, sostituiti da capriate in cemento armato lasciato a vista.
Anche il basamento lapideo esterno, venne realizzato in laterizio e rivestito in lastre di pietra di Verona dalla superficie rosata.
Dopo la consacrazione della chiesa, Michelucci disegnò anche l'ambone e la fonte battesimale, mentre il crocifisso ligneo venne realizzato dallo scultore pistoiese Jorio Vivarelli.