Descrizione
L’aspetto attuale dell’Oratorio di Sant’Antonino si deve ad una serie di modifiche apportate all’edificio originario, che venne trasformato prima in locanda con abitazione annessa e poi in un caffè pasticceria, il rinomato Caffè Valiani.
Nel 1334 Puccino di Fortino Fioravanti, importante ed influente banchiere dell’epoca, decise di finanziare la costruzione di un piccolo oratorio che fosse in armonia con la chiesa di San Giovanni Fuorcivitas. L’edificio venne costruito fuori la prima cerchia muraria della città, nell’unica area della zona rimasta inedificata, ovvero un piccolo cimitero.
La costruzione dell’oratorio, che prese il nome di Sant’Antonino per distinguerlo dalla chiesa di Sant’Antonio Abate del Tau, venne iniziata da Cellino di Nese, per poi essere terminata da Schiatta Orsucci. L’edificio si presentava come una struttura sacra attraversabile, chiusa alle due estremità, solamente da due cancelli. L’interno era composto da due campate coperte a volte a crociera costolonate, decorato con affreschi raffiguranti le Crociate, di un autore sconosciuto. L’esterno era rivestito di fasce di pietra alberese e serpentino verde di Prato, arricchito dal portale con arco ogivale, anch’esso rivestito in pietra bicroma,, la cornice di gronda con mensole e un oculo centrale, affiancato da due nicchie.
Nel 1783 l’oratorio venne sconsacrato come molti edifici di importanza minore e pochi anni dopo venne acquistato da un oste, che vi realizzò la propria locanda e abitazione, trasformandolo completamente con interventi molto invasivi.
Nel 1864 Margherita Bini e Dante Valiani acquistarono il locale e trasformarono l’osteria in un Caffè - Pasticceria, che in pochi anni divenne rinomato e conosciuto anche dai Reali d’Italia.
Nel 1874, durante alcuni lavori sulla facciata del locale, si riscoprì la struttura trecentesca di cui si era perduta memoria e si decise di ripristinarla.
Agli inizi del ‘900 il caffè era ormai diventato rinomatissimo in tutta Italia e cominciò ad essere frequentato da personaggi illustri, come Verdi, Rossini, Bellini, Puccini, D’Annunzio, Mussolini, politici, ministri e artisti.
Nel 1918 la produzione di confetti e cioccolato, venne ceduta ad un ex-socio, Umberto Corsini, fondatore di un’altra storica attività coomerciale pistoiese, la “Confetteria e cioccolateria Bruno Corsini”.
Nel 1964, a cento anni dalla nascita del Caffè, la famiglia Valiani decise di avviare l’intervento di restauro, affidandolo all’architetto Albino Secchi. Vennero demoliti il solaio ed i tramezzi, riportando alla luce i frammenti degli affreschi; furono ritrovati alcuni elementi decorativi (stemmi e cornici) e delle mattonelle robbiane, furono riportate alla luce anche le fondamenta della torre longobarda, ex campanile della Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas e tre crogiuoli per la fusione di argento dell’antica zecca pistoiese, concessa da papa Clemente IV nel 1346.