Palazzo delle Poste e Telegrafi

Poste Italiane, Via Roma, Pistoia, PT, Italia (0)

Descrizione

Nel 1931 il Ministero delle Comunicazioni affidò il progetto per il nuovo palazzo postale di Pistoia ad Angiolo Mazzoni, indicando come area di progetto quella nell’area nord-est di piazza del Duomo, allora occupato dal “Palazzaccio”. Il primo progetto, presentato nel 1932, venne molto criticato per il suo carattere tradizionalista e la presenza di richiami quattrocenteschi. Venne quindi elaborato un secondo progetto, più moderno, costituito da un volume parallelepipedo, con rivestimento lapideo a bugnato, il fronte asimmetrico e l’ingresso monumentale fortemente strombato. Nel 1934 venne proposta una terza versione del progetto e poi una quarta, che raccoglieranno nuove e numerose critiche.
Nel frattempo ebbero inizio le procedure di esproprio e la demolizione del “Palazzaccio”. Questi eventi dettero vita ad un acceso dibattito nell’ambiente culturale ed architettonico pistoiese: l’inserimento dell’edificio delle poste, stilisticamente del tutto fuori contesto rispetto ad una Piazza che finalmente aveva riottenuto una sua coerenza con la demolizione del “Palazzaccio”, non fu accettato dall’opinione pubblica e venne richiesto di modificare la collocazione del palazzo postale. Venne presa in considerazione la zona tra piazza S. Leone, via Cavour, via Roma e la sede della Cassa di Risparmio. Quest’area era occupata da delle preesistenze: la Loggia dei Mercanti, costruita su progetto del Brizzi nel 1913; alcuni edifici di proprietà privata; una torre, resto della prima cerchia muraria.
Durante il 1934, Mazzoni realizzò quattro proposte di progetto: la prima proponeva un monumentale pronao tetrastilo con i pilastri rivestiti di marmi bicromi, a richiamare il romanico toscano; nella seconda la facciata principale venne caratterizzata da un porticato ad archi a tutto sesto; nella terza propose un edificio rivestito totalmente in marmi bicromi, con un volume centrale più alto, arricchito da tre aperture a tutta altezza terminanti in archetti a tutto sesto, che a piano terra fungevano da ingressi, coperti da una pensilina aggettante. Tutte e tre le soluzioni prevedevano, quindi, la demolizione della Loggia dei Mercanti, di cui,però, non venne data l’autorizzazione. Questo portò l’architetto ad elaborare una quarta soluzione, che avrebbe inglobato la loggia nel progetto, sfruttandola come porticato d’ingresso; l’altra preesistenza, la torre, venne lasciata isolata e riunita all’edificio tramite il muro di cinta del cortile. Se ne ottenne un palazzo ibrido, costituito da una struttura tradizionale e classicheggiante in facciata ed un volume più basso, lineare e più semplice nella parte retrostante.
Nel 1935 vennero demoliti gli edifici occupanti l’area di progetto e iniziarono i lavori di costruzione del palazzo, che verranno ultimati nel 1937.
Internamente l’edificio si basava su una netta divisione tra gli spazi e i percorsi destinati agli utenti e quelli riservati al personale. Al piano terra troviamo un grande salone di uso pubblico, una passerella aerea sorretta da pilastri aerodinamici e la portineria ricavata sottoscala della rampa che porta al primo piano; al piano superiore piccole sale di attesa sono separate dalle stanze dove vengono svolte le funzioni interne ed amministrative.
Nel 1939 venne approvata la proposta per la demolizione della loggia, obbligando quindi il Mazzoni a studiare nuovi prospetti su via Roma, includendovi una pensilina d’ingresso.
I rivestimenti esterni vennero realizzati in travertino rosato scuro di Monsummano, con ricorsi di Monzonite verde scura, mentre per le cornici delle nuove aperture e quelle di coronamento venne scelto il travertino di Rapolano; nella pensilina d’ingresso vennero inserite delle tesserine di vetro.
Tra il 1943-44 l’edificio venne bombardato. Risultò necessario, quindi, ricostruire in maniera definitiva le parti distrutte. Venne proposto di ricostruire la loggia del Brizzi in facciata, non trovando però l’approvazione di nessuno. In una riunione tra la Soprintendenza, il Genio Civile e l’ingegnere capo del comune si decise di ampliare il piano superiore e realizzare un tetto a falde, che si sarebbe meglio integrato con quello gli edifici vicini. Il progetto venne realizzato tra il 1950-51, dando l’aspetto attuale all’edificio.


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