Descrizione
La storia della villa di Scornio è legata indissolubilmente a quella della famiglia Puccini della Genizia, casato nobiliare pistoiese che aveva la sua residenza cittadina nell’ omonimo palazzo in via del Can Bianco. I Puccini vollero qui realizzare quella che sarebbe diventata la dimora di campagna. La costruzione della villa si deve a Tommaso, medico personale di Cosimo III, che agli inizi del 1700 affidò il progetto a Francesco Maria Gatteschi, architetto che all’ epoca era impegnato nella ristrutturazione di alcune chiese cittadine. Le maestranze con cui l’architetto venne a contatto in questi cantieri ecclesiastici (pittori, decoratori, etc.) furono chiamate anche per decorare la villa, che al suo interno vanta un apparato pittorico di grande bellezza. Il ciclo di affreschi all’ interno della villa è composto da otto scene mitologiche, la più importante delle quali si trova nella volta del salone e rappresenta la “Glorificazione di Ercole” realizzata da Niccolò Nannetti.
I caratteri neoclassici della villa si devono invece ai fratelli Giuseppe e Tommaso, che affidarono a Cosimo Rossi Melocchi la realizzazione della scala a doppia rampa in facciata, del loggiato a sei colonne al piano superiore e di alcuni interventi interni, mentre a Luigi Catani l’esecuzione degli apparati decorativi, sempre a tema mitologico, dell’atrio e del salone.
Esternamente la Villa presentava un giardino all’italiana, di cui oggi rimangono poche tracce, dove venivano coltivati agrumi. Il giardino presentava due viali perpendicolari, alla cui intersezione si trovava un’ampia vasca circolare; le aree verdi, risultanti dall’andamento dei due viali, erano caratterizzate dal rigore geometrico, grazie all’uso di piante sempreverdi che ne sottolineavano la rigorosa articolazione spaziale e che andavano, con le loro geometrie, ad esaltare le terrazze, le scalinate e le logge, creando un’ambiente armonioso con la villa.
La scalinata a doppia rampa che collega il piano della villa e il giardino di agrumi venne realizzata per volontà di Giuseppe, su progetto dell’architetto Gatteschi; del Melocchi sono invece le due sfingi poste sulla scalinata e la finta grotta con nicchie e giochi d’acqua, rivestita in mosaici colorati.
Lungo il lato settentrionale del giardino, nel 1817, venne costruito un complesso adibito ad ospitare agrumi e altre piante da frutto, chiamato Aranciera o Limonaia, dotato un percorso sotterraneo che lo collegava alla villa passando tramite l’abitazione del giardiniere.
Una successiva fase decorativa si deve all’ultimo rampollo di casa Puccini, Niccolò, che fece apportare delle modifiche nel piano terreno, coperto con volte a crociera ribassate, il cui accesso si trova subito al di sotto della terrazza-belvedere in facciata. Queste stanze, nate con la funzione di stalla e scuderia, furono fatte modificare da Niccolò Puccini che vi fece apporre l’iscrizione “Olim mulis hodie musis” (Un tempo per i muli, oggi per le muse), a ricordo dell’elevazione di ruolo di quelle stesse stanze che in quel momento furono fatte affrescare con scene tratte dalla vita di artisti e rappresentanti illustri del Rinascimento fiorentino.
La parte più importante dell’opera di Niccolò fu il parco, manifesto della sua attività filantropica, politica ed educativa. Il parco venne allestito secondo la tipologia del giardino all’inglese, disseminandolo di finte rovine, specchi d’acqua, edifici, epigrafi e statue, monumeti a tema, spesso patriottico, morale o educativo, in un’unione di natura ed artificio.
La villa e il parco rimasero possesso della famiglia Puccini fino al 1852, anno della morte di Niccolò. Per sua stessa volontà i suoi beni vennero messi all’asta e la proprietà divisa in più parti; la villa fu destinato ad enti assistenziali da lui stesso istituiti.
La villa, di proprietà comunale è attualmente sede della Scuola di Musica e Danza T. Mabellini.