Descrizione
La chiesa, insieme al monastero olivetano annesso, furono fondati nel 1380 da Bartolomeo Franchi, Preposto di S. Stefano in Prato e fratello del Vescovo di Pistoia, Andrea Franchi. Il complesso conventuale, assegnato ai monaci olivetani e trasformato in seguito in abbazia dedicata a San Benedetto, si sviluppò in origine attorno al grande chiostro quadrato tipicamente rinascimentale, che assunse l'attuale conformazione verso la fine del XV sec. Il convento fu ampliato ad ovest tra il XVI sec. ed il XVII sec. con la costruzione di diversi nuovi ambienti, tra i quali il secondo chiostro che fu affrescato entro il 1660 da Giovanni Battista Vanni (1599-1660) con le storie dei Cavalieri dell' Ordine di S.Benedetto. L' esecuzione del ciclo pittorico, fu patrocinata sia dai monaci stessi che da alcune delle più importanti famiglie nobiliari pistoiesi, quali i Sozzifanti, i Marchetti e i Bracciolini. La chiesa, fu restaurata nel Seicento, a quel periodo risalgono infatti la volta a botte unghiata, che copre la navata unica e la costruzione del portico antistante la facciata, secondo il motivo tardo cinquecentesco della serliana.
Dopo l'allontanamento dei monaci olivetani nel 1782, divenne sede dell' Accademia ecclesiastica. All' interno della chiesa, intitolata dal Vescovo Scipione de' Ricci a San Leopoldo, in onore del Granduca di Toscana, venne ospitato dal 18 al 28 settembre 1786 il rinomato Sinodo di Pistoia. A questo periodo risalgono diversi lavori effettuati sotto la direzione dell' architetto Stefano Ciardi, come l'istallazione dell' altare maggiore in marmi policromi, proveniente dal soppresso monastero di San Desiderio e la decorazione a finto marmo degli altari laterali, della balaustra (non più esistente) e delle cornici di porte e finestre. Nell'interno a partire dall'altare di destra troviamo l' Annunciazione di Giovanni Bartolomeo Cristiani del 1390 e la Natività di Giovanni Balducci mentre a sinistra c'è un San Benedetto, sempre di Giovanni Balducci, e una Santa Francesca Romana di Giacinto Gimignani.
Dopo alcuni anni di abbandono fu restaurata nel 1826, anno in cui fu collocato al suo interno, il grande organo costruito da Filippo Tronci, del quale sono arrivate sino a noi la cassa di legno decorata e le canne di prospetto. Nel 1957 è stata nuovamente intitolata a San Benedetto.