Santa Maria delle Grazie

Santa Maria delle Grazie, Piazza di Santa Maria delle Grazie, Milano, MI, Italia (0)

Descrizione

Sui terreni siti "in suburbio porte Verceline" che il conte Gaspare Vimercati, comandante delle milizie ducali e familiare di Francesco Sforza, aveva donato ai domenicani della congregazione pavese di S. Apollonia, sorse a partire dall'agosto 1463 il convento di S. Domenico, poi intitolato a S. Maria delle Grazie. La cappella dedicata alla Vergine del Rosario, tuttora esistente sul lato sinistro della chiesa, costituì probabilmente il primo nucleo del complesso, voluto dal Vimercati per dare ricovero a una miracolosa immagine della Madonna. Stando alla testimonianza seicentesca del padre Gattico, la fabbrica era già quasi completata nel 1476, e in tempi ancora più brevi sorgeva l'attiguo convento, edificato seguendo rigorosamente le regole tipologiche delle costruzioni dell'Ordine.
Solari rappresenta la personalità di architetto più qualificato e autorevole nella Milano degli anni Sessanta e Settanta del Quattrocento; risulta perciò del tutto plausibile l'idea di associare al suo nome un cantiere di rilievo come quello dei domenicani delle Grazie.
La chiesa appartiene alla tipologia quattrocentesca della pianta longitudinale con cappelle laterali. Solari risponde con una ulteriore semplificazione dell'impianto che prende spunto dalla tipologia della chiesa cosiddetta 'a sala' (o Hallenkirche), in quella particolare variante padana che è la 'sala a gradonature', ovvero con le volte centrali più alte delle laterali. Ne risulta un edificio prevalentemente sviluppato in orizzontale, la cui larghezza è pari quasi al doppio dell'altezza e a circa tre quarti della lunghezza; di luminosa, dilatata spazialità.
L'interno della chiesa sottende una rigorosa impostazione geometrica, ricca di precisi rapporti proporzionali. Un'acuta attenzione ai valori metrici è presente anche nella facciata, del tipo a capanna, interamente rivestita in laterizio come il fianco sud della chiesa, l'unico visibile. La suddivisione della facciata in cinque zone, per mezzo di sei contrafforti aggettanti, rivela con semplicità la struttura interna articolata in navate e cappelle. Anche sul fianco la sequenza dei contrafforti rivela la scansione interna delle cappelle, che prendono luce ciascuna da due ampie finestre a ogiva e da un occhio centrale.
A partire dal 1489, poco dopo la conclusione della fabbrica solariana, venne intrapresa una vasta opera di rinnovamento della chiesa in direzione rinascimentale, voluta da Ludovico il Moro. Un primo intervento interessò la facciata, con l'inserimento di un protiro marmoreo di timbro classicheggiante. A partire dall'agosto 1492, in cinque anni di lavoro, si procedette all'ampliamento della chiesa verso est e nord-est con la costruzione della grande tribuna, in sostituzione del transetto e dell'abside originaria. L'anno seguente furono eretti un nuovo chiostro e l'ampia sagrestia rettangolare, coperta da una volta lunettata con terminazioni a ombrello e chiusa da un'abside semicircolare. Non si sa se fin dall'inizio dei lavori o solo dopo la morte della moglie Beatrice d'Este (1497), Ludovico il Moro coltivò l'idea di realizzare nella tribuna bramantesca il mausoleo della famiglia ducale; certo è che tra il 1497 e il '98 Cristoforo Solari eseguì la ricca sepoltura del duca e della moglie. Smembrata in epoca borromaica, l'opera fu trasferita alla Certosa di Pavia.
Lo spazio nuovissimo della tribuna, la sagrestia e il chiostrino adiacente, seppure in assenza di prove documentarie, sono concordemente assegnati a Donato Bramante, del quale rappresentano uno dei più rilevanti impegni milanesi. La tribuna delle Grazie vide forse la presenza, accanto all'urbinate, di Giovanni Antonio Amadeo. E neppure si può escludere la presenza, magari come consulente alla fabbrica, di Leonardo.
Un Libellus Sepulchrorum, steso tra il 1526 e il 1539, consente di documentare la complessa vicenda del patronato delle cappelle laterali della chiesa, legata alle più insigni famiglie dell'aristocrazia milanese.

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