Descrizione
Rimangono oscure le origini della chiesa di San Martino, fondata nelle isole Gemini probabilmente alla metà del secolo VIII da colonie di longobardi di recente infiltrazione o piuttosto da famiglie di fuggiaschi ravennati imparentate con nuclei padovani già stanziati a Malamocco: la tradizione, talvolta la leggenda, anticipano invero tale data alla fine del VI o al più tardi al VII secolo; la cronaca, a sua volta, posticipa l'erezione della chiesa al 932, ponendone l'immediata consacrazione nel giugno dello stesso anno. L'intitolazione a san Martino, vescovo di Tours, pare tuttavia suffragare l'ipotesi di una fondazione della chiesa alla metà del secolo VIII, per iniziativa o longobarda, dato sì che i longobardi erano soliti dedicare le loro chiese ai santi campioni della fede, quali sant'Ilario, sant'Ambrogio e san Martino, o ravennate, in quanto per tradizione tale popolazione era legata al culto del santo francese, innalzato nel 561 a protettore della stessa chiesa cattedrale della città di Ravenna. Le esigenze di una comunità compatta, per quanto topograficamente circoscritta, e l'urbanizzazione precoce dell'area debbono aver accelerato l'acquisizione da parte della chiesa dei diritti di cura d'anime; tuttavia testimonianze documentarie di un certo spessore circa l'esercizio di prerogative parrocchiali da parte della chiesa di San Martino vescovo si hanno solo a partire dai secoli XIII-XIV, relative dunque ad una esperienza già pienamente matura, che vede la chiesa officiata, oltre che dal pievano, da un clero numeroso, composto da tre preti, un diacono, un suddiacono e due o quattro chierici. Originariamente affiliata alla chiesa cattedrale di San Pietro apostolo, nel 1200, per intercessione di papa Innocenzo III, la parrocchia fu incardinata nella giurisdizione del patriarcato di Grado e fatta dipendere dalla chiesa matrice di San Silvestro I papa, sede veneziana del patriarca. Il disegno di progressiva espansione dei propri diritti giurisdizionali messo in atto dal patriarcato gradense ai danni dell'episcopato veneziano, non poteva non suscitare le risentite reazioni del vescovo di Castello, sfociate tra il 1216 e il 1231 in una serie di liti giurisdizionali per l'esercizio degli «spiritualia» pure sulla parrocchia di San Martino vescovo. Tali questioni si risolsero definitivamente solo nel 1451 quando, con la bolla «Regis aeterni», l'intervento papale sanzionò la soppressione del patriarcato di Grado e l'annessione dei relativi titoli, giurisdizioni e proprietà al neo-istituito patriarcato di Venezia; tra questi la parrocchia collegiata di San Martino vescovo, ora nuovamente incorporata nella diocesi di Venezia.