Piazza
E' il colle più piccolo nel cuore di Roma.
Il nome Campidoglio, secondo la leggende deriva dal ritrovamento del teschio (caput) di un guerriero etrusco dal nome Olus, da qui il toponimo Capitolium. Ma le prime tracce di vita sul colle sono da collocare, addirittura alla tarda Età del Bronzo (1200-1000 a.C.), successivamente dall’epoca regia (VIII-VI sec. a.C.) il colle diventa il centro della vita cittadina.
Alto 50 metri, formato da due alture l’Arx (lato chiesa di Santa Maria dell’Aracoeli) e il Capitolium (lato Palazzo dei Conservatori), il Campidoglio ospitava i templi più importanti per la comunità, rispettivamente il Tempio di Giunone Moneta, la Zecca del regno, e il tempio di Giove Capitolino, divinità protettrice della città e simbolo della civilità romana. Nell’avvallamento al centro si trovava l’Asylum, creato da Romolo per dare un ricovero agli abitanti delle comunità vicine. Così affacciato sul Foro romano di epoca repubblicana (VI-I sec. a.C.), presiedeva allo svolgersi delle attività cittadine e a questo scopo venne costruito qui anche l’Archivio di Stato, il Tabularium (sotto l’attuale Palazzo Senatorio).
Lentamente alla fine del mondo antico il Foro viene progressivamente abbandonato, riducendosi a pascolo (il Monte Caprino), e la città comincia a svilupparsi sul lato opposto, sui terreni nell’ansa del Tevere, il Campo Marzio. Quindi in epoca medievale diventa necessario orientare nuovamente la piazza del Campidoglio, ancora sede delle istituzioni comunali, così il Tabularium diviene il Palazzo Senatorio delle magistrature del Comune di Roma, davanti cui la Lupa con i gemelli Romolo e Remo sorvegliano la città. Tutt’intorno sorgono povere abitazioni, conventi e la chiesa di Santa Maria in Aracoeli (XIII-XIV sec.).
Nel XVI secolo l’intervento voluto da papa Paolo III rende la sommità del Campidoglio la prima piazza moderna. Grazie al genio di Michelangelo il centro civico viene riqualificato in scala monumentale poiché, progettando i due palazzi laterali (palazzo dei Conservatori e palazzo Nuovo) a chiudere lo spazio, potenzia contemporaneamente l’effetto di ampiezza del luogo e magnifica il palazzo Senatorio sullo sfondo. In realtà il progetto michelangiolesco sarà completato solo molto dopo, nel 1654.
La statua di Marco Aurelio (oggi una copia, l’originale è conservata all’interno dei Musei Capitolini) svetta al centro del disegno stellare del pavimento, progettato sempre dal Buonarroti, ma realizzato soltanto nel XX secolo.
Altre statue completano la decorazione della piazza: addossate alla facciata di Palazzo Senatorio le personificazioni dei fiumi Tevere e Nilo, e una Minerva seduta, in marmo bianco e porfido, trasformata nella Dea Roma, al momento del posizionamento sulla fontana, nel XVI secolo. Infine coloro che salgono da piazza Venezia sono accolti subito dai due leoni egizi in granito nero, alla base della cordonata, e sulla balaustra dai Dioscuri, Castore e Polluce, affiancati dai cosiddetti Trofei di Mario, dalle statue di Costantino e Costanzo II, il figlio, e infine due colonne miliari dalla Via Appia.