Storia
La chiesa di San Domenico Maggiore fu costruita tra il 1283 e il 1324 per volere di Carlo II d’Angiò. Insieme al suo adiacente convento, costituisce uno dei più grandi e importanti complessi religiosi della città.
il complesso domenicano incorpora una preesistente chiesa del X secolo. Dopo i terremoti del XV secolo la chiesa ha subito numerosi restauri e rifacimenti di cui il più radicale in epoca barocca ad opera di Domenico Antonio Vaccaro che ne modificò le originali forme gotiche. Tra il 1850-1853 con l'avvento di Gioacchino Murat a Napoli, il complesso fu destinato ad opera pubblica provocando danni alla biblioteca e al patrimonio artistico. Di conseguenza, furono eseguiti ulteriori restauri da Federico Travaglini che intervenne sul soffitto a cassettoni, in sostituzione dell’originaria copertura a capriate lignee, ridipingendolo e decorandolo con dorature.
I restauri del 1953 eliminarono i segni dei bombardamenti del 1943, ripristinando il soffitto a cassettoni, i tetti, le balaustre delle cappelle, la pavimentazione e l'organo settecentesco, riportando alla luce anche gli affreschi del Cavallini, mentre interventi più recenti (1991) vi sono stati sulla scala esterna in piperno e sulla porta marmorea.
Descrizione
L’interno è a croce latina a tre navate su archi gotici con cappelle laterali. Il pavimento settecentesco con disegni geometrici a fasce marmoree è del Vaccaro. L’interno è ricco di dipinti tra cui tele di Pietro Cavallini, Francesco Solimena e Tommaso De Vivo e di opere scultoree tra cui l’altare maggiore realizzato da Cosimo Fanzago. Il soffitto a capriate originario fu sostituito nel 1670 da quello a cassettoni e dorature, di gusto barocco; al centro vi è lo stemma domenicano mentre agli angoli sono collocati stemmi vicereali. il pavimento risale invece ai lavori di Domenico Antonio Vaccaro, che lo rifece ex novo nel 1732.
Suggestiva è la Sagrestia a forma rettangolare, con pavimenti in marmo e arredi lignei intagliati, che custodisce 45 casse sepolcrali di personaggi della nobiltà del Regno di Napoli. La volta della Sagrestia, ornata da stucchi e fregi, presenta un affresco del Solimena (1709).