Storia
Nell'ampio cortile del seicentesco palazzo Carafa, si erge la Cappella del Sacro Monte di Pietà, uno dei primi banchi pubblici napoletani, nato alla fine del ‘500, allo scopo di elargire prestiti senza fini di lucro. Tra il 1597 e il 1603 Giovan Battista Cavagna, con la collaborazione dei capimastro Giovan Giacomo Di Conforto e Giovanni Cola di Franco, realizzò il palazzo con annessa cappella in stile manierista; Durante la rivolta di Masaniello, grazie all'intercessione di Giulio Genoino, fu risparmiato dagli incendi dei rivoluzionari. Nel 1730 fu acquistato, da parte del Banco, un appartamento di Tommaso Minerba, ma nel 1786 fu vittima di un incendio, mai chiarito, che distrusse l'archivio del Banco e buona parte di oggetti pignorati. Dall'incendio si salvò la cappella.
Sulla facciata tardo-rinascimentale le iscrizioni dichiarano programmaticamente gli intenti dell'istituzione, avvalorati dall'iconografia delle sculture di Michelangelo Naccherino (La Pietà) e Pietro Bernini (la Sicurtà e la Carità), entrambe datate al 1601. L'interno, a navata unica, è decorato con affreschi disposti in cornici di stucco dorato realizzati da Belisario Corenzio, Luigi Rodriguez e Battistello Caracciolo. Molte le opere ospitate, perfettamente integrate col gusto tardo manieristico dell’ambiente: sugli altari la Resurrezione di Girolamo Imparato (ultimato da Fabrizio Santafede) e l'Assunta di Ippolito Borghese; nella sacrestia si ammira il Monumento del Cardinale Ottavio Acquaviva di Cosimo Fanzago e la Carità eseguita da Giuseppe Bonito.