Descrizione
Nel 1911 l’architetto e storico dell’arte inglese Herbert Percy Horne acquista Palazzo Corsi, in via de' Benci, con l'intento di dare una adeguata cornice alla propria collezione di dipinti, sculture, disegni e arredi, così da ricreare l'atmosfera e gli ambienti di una dimora rinascimentale.
Alla sua morte, nel 1916, Horne lascia la propria raccolta (che nel frattempo si è sviluppata fino ad accogliere oltre seimila opere) allo Stato italiano, dando vita a una fondazione, destinata “a beneficio degli studi”.
Ancora oggi il Museo Horne si presenta ai visitatori così come lo ha voluto il collezionista inglese: un raffinato scrigno di capolavori di pittura e scultura (da Giotto a Simone Martini, a Masaccio, a Filippino Lippi, a Domenico Beccafumi e al Giambologna) ma anche e soprattutto una casa, arredata con pezzi pregiati dal Duecento al Seicento.
Nel cuore di Firenze, luogo-simbolo della cultura e dell’arte del Rinascimento, il Museo Horne si propone così come uno spazio in cui rivivere il passato e scoprire usi, costumi e arte della città tra Quattro e Cinquecento.
Già nelle intenzioni del suo fondatore, il Museo Horne nasce non soltanto come luogo di conservazione ed esposizione delle opere raccolte, ma come spazio pulsante di vita, fatto per conoscere la storia e l'arte.
Dal 2002 il rapporto tra il Museo e i visitatori si consolida attraverso l'istituzione del Servizio Educativo che intende offrire strumenti per la comprensione dei contenuti e dei significati racchiusi nelle sale del museo e negli oggetti che raccoglie.
Tutti i progetti promossi dal Servizio Educativo si avvalgono di una metodologia di comunicazione innovativa che tende a coinvolgere ed emozionare il pubblico, modificando le proprie strategie in funzione dei visitatori e della loro fascia d'età.
Palazzo Corsi
Il palazzo che ospita il Museo Horne s'innalza tra due antiche strade del quartiere di Santa Croce: via de' Benci e corso de' Tintori, in prossimità dell'antico ponte alle Grazie. Fin dal Trecento le case poste su questa cantonata, già proprietà dei Fagni, facevano parte del patrimonio della potente famiglia Alberti, che qui eresse un palagetto intorno alla metà del XIV secolo. Nel 1489, per un debito contratto dagli Alberti, il tribunale del Podestà assegnò il palazzo ai fratelli Luigi e Simone Corsi che, tra il 1492 e il 1502, ampliarono e modificarono radicalmente l'edificio fino a quadruplicarne il valore e a farne modello di riferimento per tanti palazzi eretti come residenze del ceto dirigente cittadino nel corso del Cinquecento. Le sue modeste dimensioni sono compensare dalla qualità estremamente elevata dei prospetti, dalle studiate proporzioni dei volumi interni, dall'attenta distribuzione delle funzioni, dalla eccezionale ricchezza degli ornamenti in pietra.
Il progetto, già ricondotto da Herbert Horne all'attività di Giuliano da Sangallo, è stato più recentemente attribuito a Simone del Pollaiolo detto il Cronaca (presumibilmente coadiuvato da Baccio d'Agnolo), mentre per la ricca decorazione scultorea sono stati fatti i nomi di Andrea Sansovino e di Benedetto da Rovezzano.
Proprietà dei Corsi per più di tre secoli, il palazzo passò nel 1812 ai Nencini, quindi ai Fossi e, nel 1896, alla famiglia Burgisser che lo vendette a Herbert P. Horne nel 1911. Lo stesso Horne, avvalendosi delle sue competenze di architetto e di storico, ne eseguì il restauro con l'ausilio dell'ingegner Luigi Campani tra il 1912 e il 1914, eliminando le sovrastrutture che erano andate nel frattempo a mortificare l'architettura, recuperando i soffitti e gli intonaci originali, in buona sostanza ripristinando nel suo complesso l'edificio rinascimentale secondo criteri di restauro filologico e conservativo assai innovativi. Dopo la morte del collezionista, avvenuta nel 1916, in virtù delle sue disposizioni testamentarie, il palazzo e la raccolta d'arte che questo contiene sono stati legati a una Fondazione, costituita come ente morale riconosciuto con decreto del 20 maggio 1917.