Descrizione
Oggi Palazzo Spini Feroni resta uno dei migliori esempi di architettura residenziale medievale a Firenze, anche se il suo aspetto arcaico è in parte frutto dei restauri del 1874, quando venne eliminato il finestrato barocco. A differenza dei palazzi rinascimentali conserva oggi l'aspetto solido da fortino difensivo, tipico di quando le grandi famiglie si dovevano proteggere innanzitutto dai propri concittadini. Il rivestimento con pietra a vista e il coronamento di merli guelfi denotano infatti la foggia di fortilizio, che un tempo sorvegliava il Ponte Santa Trinita. Al piano terreno è presente ancora una loggia (dove oggi sono incassate le vetrine), le cui partiture furono regolarizzate nell'Ottocento, e un basamento in pietra che corre intorno al palazzo e che funge da panchina: la cosiddetta panca di via fu una delle prime a Firenze e oltre alla funzione pratica dava al palazzo una base che assomigliava a un crepidoma classico. Questa panca, eliminata nell'Ottocento, fu ripristinata solo nel secolo successivo.
Esternamente presenta la muratura in pietraforte non coperta da intonaco e intervallata dalle finestre centinate (frutto del ripristino ottocentesco) allineate lungo cornici marcapiano, per la considerevole altezza di tre piani più il ballatoio terminale, poggiante su beccatelli sostenuti da piramidi rovesciate. Le grandi finestre furono tra le prime a venire realizzate in questa maniera a Firenze, così diverse dalle feritoie medievali, e probabilmente vi si ispirarono altri edifici come Palazzo Davanzati o il Palazzo Castellani. Le finestre del mezzanino, sotto gli sporti, vennero chiuse nei restauri ottocenteschi.
Sul lato lungo l'Arno un tempo esisteva un torrione e l'"arco dei Pizzicotti", che avevano scopi difensivi per il ponte e che vennero demoliti nel 1824 per allargare il lungarno (su progetto di Luigi Cambray-Digny messo in opera da Giuseppe Cacialli e Gaetano Baccani).
Nell'atrio d'ingresso, dove un tempo esistevano le botteghe sulla strada, si trova l'altorilievo di Giuseppe Piamontini del 1705, che rappresenta I Giganti fulminati da Giove.
All'interno esiste ancora una cappella privata con affreschi di Bernardino Poccetti del 1609-1612 che rappresentano il Paradiso con un coro di angeli musicanti nella volta e l'Adorazione dei pastori sull'altare. Gli affreschi erano stati realizzati per un altro ambiente che fungeva da cappella; nelle ristrutturazioni settecentesche volute dai Da Bagnano il sacello scomparve e, per non distruggere i dipinti, essi furono staccati e trasferiti nella nuova cappella. L'architetto artefice di una rimozione così rischiosa (all'epoca non si erano apprese ancora le tecniche di stacco), Lorenzo Merlini, incorniciò gli affreschi ricollocati con stucchi e dorature.
Il resto degli ambienti nobili è in gran parte decorato da affreschi sei-settecenteschi di Ranieri del Pace.